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venerdì 19 ottobre 2012

ARES-MARTE: IL GUERRIERO E L'AMANTE DELL'OLIMPO E DELLO ZODIACO


AresAres









ARES e MARTE: ORIGINI E MITI

Ares - Marte era il dio della guerra dei greci e dei romani, anche se diverse erano alcune caratteristiche e soprattutto la considerazione che i due popoli avevano di lui.

Ares, il cui nome di origine indoeuropea era già noto in epoca micenea, era probabilmente il dio greco in cui erano confluiti i tratti di diverse divinità maschili pre-esistenti, dal carattere celeste - guerriero. Per Erodoto, Ares, come Artemide e Dioniso, sarebbe stato di origine tracia.

Presso i greci, fu la versione negativa che di lui diede Omero nell'Iliade a prevalere, dove è descritto come una divinità irrazionale e sanguinaria (1), ragione per cui non godeva di una grande considerazione presso questo popolo. Anche perchè Ares, nella guerra di Troia, si schierò con i troiani perdendo sia la guerra che la stima dei greci.
Tuttavia l'inno a lui dedicato lo esalta come re del coraggio, soccorso degli uomini, guida dei giusti mortali, dispensatore della giovinezza gagliarda.

Grandissima al contrario è la considerazione che di lui avevano i Romani, presso i quali era chiamato Marte e considerato secondo solo a Giove, nonché protettore della città e padre di Romolo e Remo.

Non ci sono notizie precise circa la sua nascita, ma pare che secondo l'antica Grecia Ares fosse l'unico figlio di Zeus ed Era, mentre nella versione romana fu la sola madre a concepire Marte per partogenesi.

Invidiosa che Giove avesse concepito da solo Atena (nata dalla sua testa), Giunone chiese aiuto a Flora che le indicò un fiore che permetteva di concepire al solo contatto. Così nacque Marte, che la madre fece allevare da Priapo, il dio dal fallo esorbitante, il quale gli insegnò l'arte della guerra, non prima di avergli insegnato a danzare, anche se di questo non si parla.

Ma le origini del dio Marte sono probabilmente ancor più antiche, infatti secondo la mitologia arcaica pare che egli fosse una divinità degli indoeuropei, dalla natura pacifica e rurale, un dio del tuono, della pioggia, della natura e della fertilità.

Solo in seguito, secondo la mitologia del primo secolo a.c., Marte fu assimilato all'Ares greco con connotazioni di guerriero, quando l'antica Roma iniziò le sue campagne di conquista del mondo.

Per i romani Marte era quindi un Dio della natura, della gioventù (per lo più dedita alle arti militari) e della primavera, periodo nel quale si tenevano le principali celebrazioni a lui dedicate, che presiedeva sia sull'agricoltura che sulle guerre (che iniziavano appunto in primavera) (2).

Una leggenda narra che il re romano Numa pregasse un giono per la salvezza dello stato. Giove fece scendere dal cielo uno scudo di bronzo, che il re riconobbe come lo scudo di Marte. Gli fu detto che la durata dello scudo sarebbe stata anche la durata dell'impero. Numa fece fare 11 copie dello scudo, indistinguibili dall'originale. Gli scudi erano custoditi dai 12 salii, appartenenti a nobile famiglie romane. Ogni anno, alle idi di marzo, in processione con gli scudi, i salii percorrevano le vie di Roma, con danze guerriere ed inni.

Marito di Rea Silvia e padre dei fondatori di Roma, i romani lo consideravano padre del popolo di Roma e si chiamavano tra loro Figli di Marte.

Ebbe numerose amanti e numerosi figli, tra cui anche Romolo e Remo. Tre dei suoi figli furono Argonauti, una sua figlia fu la regina delle amazzoni (Pentesilea) mentre un'altra, Armonia, fondò la città di Tebe.
A lui devono il nome il mese di Marzo, il giorno di Martedì, i nomi Marco e Marcello, ed il pianeta Marte.

I SUOI SIMBOLI E IL CULTO

Ares   Ares  Ares

Ares Marte viene rappresentato come un uomo vigoroso e molto grande, dall'aspetto assai virile, talvolta con la barba, dotato di elmo e scudo, lancia e spada, raramente con un'armatura completa. Si dice avesse una quadriga trainata da quattro cavalli immortali dal respiro infuocato, legati al carro con finimenti d'oro, e un'armatura bronzea e luccicante. A lui erano sacri il barbagianni, il picchio, il gufo reale e, specialmente nel sud della Grecia, l'avvoltoio.
Spesso Ares viene rappresentato su pietra con il rosso, colore del sangue. Il suo culto non era molto diffuso nell'antica Grecia, tranne che a Sparta dove veniva invocato perché concedesse il suo favore prima delle battaglie. Qui c'era una statua che lo ritraeva incatenato, a simboleggiare che lo spirito della guerra e della vittoria non avrebbero mai potuto lasciare la città. Ma a parte ciò, e nonostante sia presente nelle leggende riguardanti la fondazione di Tebe , egli è uno degli dei sul conto del quale gli antichi miti meno si soffermano.
Sul piano simbolico viene rappresentato da una freccia che parte da un cerchio, dirigendo verso destra. Questo è anche il simbolo del maschile, chiamato anche energia yang, rappresenta infatti il membro maschile. 




AresAresIL PIANETA ROSSO

Dall'antico e possente Dio greco-romano prende nome il pianeta Marte, quarto del sistema solare per distanza dal Sole, dopo MercurioVenere e la Terra, e come tale visibile a occhio nudo.

Il suo moto di rivoluzione intorno al sole è di due anni , per cui il suo tempo di transito in ogni segno è di un mese e mezzo circa.

Viene chiamato il Pianeta rosso (a causa del suo colore caratteristico dovuto all' ossido di ferro che lo ricopre), come rosso è il colore del Dio della guerra, e del sangue.

In astrologia Marte fa parte dei cosiddetti "pianeti personali", quelli che sono al servizio dell'IO solare.

La sua energia ha a che vedere con la forza, aggressiva o difensiva, l'affermazione di sé, la rabbia, l'energia vitale e sessuale, biologica, la prestanza fisica e muscolare.
In altre parole esso è il guerriero dell'Io, quell'istanza attiva che ha il compito di difendere il territorio e fare nuove conquiste, traducendo in azione pensieri e desideri.

Lo stesso simbolo ci parla di una direzione, di un impulso all'affermazione.





MARTE NELL'OROSCOPO

Ares  Ares   Ares   Ares

Simbolo maschile per eccellenza, abbiamo visto come Marte rappresenti il principio attivo, l'energia Yang presente in ognuno di noi, indipendentemente dal sesso di appartenenza.
La lettura di questo simbolo nell'oroscopo personale ci dà informazioni circa la quantità di energia che abbiamo a disposizione, la nostra forza, il modo in cui la padroneggiamo e se sappiamo utilizzarla, quanto sappiamo affermare la nostra identità, conquistando ciò di cui abbiamo bisogno.
A seconda del segno in cui Marte si trova e degli aspetti che forma, l'utilizzo della forza può essere aggressivo o difensivo, oppure ci può essere uno scollegamento dalla propria forza e dalla propria rabbia, ma certo è che nessuno è senza Marte nel proprio tema, anche se qualcuno lo teme o addirittura lo rinnega.

I suoi domicili primari sono Ariete e Scorpione, mentre la sua esaltazione è in Capricorno.
Esattamente come il Marte mitologico, diverso è il suo comportamento nelle diverse sue sedi.

AresAresLa prima sede è Ariete/prima casa, dove ci ricorda molto l'Ares greco.
Marte qui si allea con Plutone (che vi è esaltato) e si esprime nella sua componente più istintiva, pura aggressività priva di ragionamento.
Ariete è il primo segno e coincide con la prima casa, quella che inizia a partire dalla nascita (l'ascendente).
Qui troviamo gli istinti, primo tra tutti quello alla sopravvivenza, la lotta del bambino che spinge per uscire dall'utero ed emettere il suo primo grido di vittoria.
Ariete governa ogni inizio ed anche l'inizio della primavera, così marte è anche quella forza pura e incontaminata che fa rinascere la natura, spinge gli animali ad accoppiarsi per perpetuare la specie, quella forza che fa si che la piantina buchi l'asfalto pur di raggiungere i raggi del sole.
E' il fuoco dell'Ariete, che esplode in mille scintille, un'energia tanto potente quanto pericolosa, perchè del tutto priva di controllo.
Un'energia con la quale i greci, amanti dell'arte e del logos, e il patriarcato in generale, non avevano una grande affinità, come dimostra la mitologia, dove questo dio appare come uno di cui era bene diffidare a prescindere, un goffo attaccabrighe sempre pronto a schierarsi dalla parte sbagliata.
Persino la sua residenza, in Tracia, fu collocata ai limiti estremi della Grecia, un luogo abitato solo da genti barbare e bellicose. La stessa parola Ares in epoca classica veniva utilizzata come aggettivo il cui significato era "infuriato e bellicoso".
Peraltro pur essendo protagonista nelle vicende belliche, raramente Ares risultava vincitore, a riprova del cattivo rapporto che avevano i greci con il lato più istintivo della vita.

Nel segno dal velenoso aculeo sempre pronto a colpire - Scorpione, sua sede notturna - Marte trova pane per i suoi denti.
Anche qui è alleato di Plutone, governatore del segno, però si comporta in modo del tutto differente. Immerso nell'elemento acqua è costretto a rallentare. L'acqua però non lo spegne, ma come un vulcano nel fondo del mare, lo raffredda e lo fa ribollire. Così Marte in Scorpione cova la sua rabbia e il risentimento, lavorando sotto lo strato della coscienza, perché se scorpione fatica a perdonare, tantomeno riesce a dimenticare le ferite che ha subito.
Qui si allea anche con Mercurio (esaltato in questo segno) e così si fa acuto, feroce talvolta, quando consuma la sua vendetta. Oppure si fa prendere dall'istinto autodistruttivo e rivolge l'aculeo contro sé stesso, avvelenando il suo stesso sangue. Perchè la rabbia è un'energia che non si spegne da sola; o la si trasforma e la si lascia andare, oppure avvelena tutto ciò che tocca.

Tuttavia qui in scorpione, nel trattenerla (la rabbia) si comincia ad imparare a gestirla, un passaggio fondamentale per arrivare nella sede della sua esaltazione, Capricorno.
Qui il suo fuoco incontra la solida terra e alleandosi con Saturno, ci guadagna in saggezza e non solo.
La terra del Capricorno gli dà una direzione e così Marte diventa un guerriero e uno stratega, capace di attendere, perseverante, padrone della sua forza, che impara ad utilizzare razionalmente (Saturno), anziché disperderla in infruttuose esplosioni d'ira come fa in Ariete.
Qui guadagna centratura, disciplina e impegno, qualità del capricorno, che gli permettono di individuare gli obiettivi e raggiungerli.
Come il Marte romano, diventa qui un guerriero potente al servizio della sua città, leale e affidabile, che nella versione femminile ci ricorda Atena, la Dea greca stratega e invincibile in battaglia.


AresAresMarte leso


Quando Marte in un tema è debole o leso (perché si trova in un segno non affine o perché è bloccato da aspetti di lesione), non rinuncerà a lottare, perché un guerriero è sempre un guerriero, però lo farà in modo diverso, passivamente o indirettamente, per esempio anzichè lottare apertamente per ottenere qualcosa, potrebbe utilizzare il ricatto emotivo, a seconda della posizione per segno e gli aspetti con gli altri pianeti.
Lo 
scollegamento da questa energia però darà una serie di difficoltà, che possono andare dalla carenza di energia vitale, alla difficoltà ad affermarsi.

Tutto questo può dar luogo a frustrazione e/o vittimismo, ci può essere impotenza psichica o fisica, o per contro sadismo e crudeltà, a seconda dei casi.

Quando non trova altre vie di uscita Marte si butta sul corpo e moltissime sono le malattie psicosomatiche che derivano da una cattiva gestione delle propria rabbia o della propria aggressività, che va a scariscarsi sugli organi interni oppure sulla pelle, generando una gamma di disturbi, dalle infiammazioni e gli eritemi, fino alle più gravi malattie.

Nella donna poi è particolarmente importante capire come Marte lavora sul piano psicologico, perché per motivi culturali c'è una difficoltà ad assumere questo archetipo, per cui a seconda degli aspetti che forma ci può essere un'ipercompensazione del femminile, o una femminilità mascolinizzata, oppure una mascolinità negata, e di conseguenza proiettata al di fuori.

MARTE E VENERE

AresAresAtena lo definiva "stupido e pazzo", il padre Zeus lo detestava e umiliava con espressioni come "non c'è niente che ti piaccia più della lite e del combattimento, e questa è la ragione per cui ti detesto più di ogni altro dio dell'olimpo" , i greci lo snobbavano…… tuttavia proprio malaccio non doveva essere, se nientemeno che Afrodite se lo scelse come amante fisso (a differenza degli altri amanti, occasionali).
Venere e Marte, Afrodite ed Ares, l'amore e la guerra, i due simboli per eccellenza del maschile e del femminile che si incontrano e scontrano, ma si completano, come dimostrano le sedi dei pianeti nello zodiaco, opposti tra loro sull'asse Ariete-Bilancia e Scorpione-Toro.

Quattro furono i figli della coppia di amanti più famosa: due maschi che lo accompagnavano in battaglia, Deimo (la paura) e Fobo (il panico). Una femmina, Armonia, ciò che può nascere quando le due grandi passioni, amore e guerra, si incontrano. E (secondo alcune fonti) nientemeno che Eros, il Dio dell'amore.

Al loro focoso amore sono dedicati diversi passaggi dell'Iliade, di cui il più interessante è quello che narra di quando Efesto, marito ufficiale di Afrodite, venuto a conoscenza dell'adulterio, decide di coglierli in fragrante e costruisce una trappola, una rete invisibile sul suo letto nuziale, con catene che pendono dalle travi. I due ne rimangono intrappolati e appesi, nella loro nudità.

Ares
















Efesto convoca allora tutti gli dei come testimoni di tale vergogna con l'intento di umiliare i due amanti… ma di fronte a tale scena alcuni scoppiano a ridere, altri lo invidiano apertamente (Hermes esclamò: beato lui!), e nessuno si arrabbia, salvo Era, protettrice del matrimonio, mentre Dioniso ne chiede la liberazione, garantendo per lui.
Perché Marte non fa nulla di sbagliato: egli è l'energia erotica vitale, che trova il suo completamento nell'amore (Venere).
Marte non è solo puro e cieco istinto, egli è anche il danzatore perfetto come vedremo, il virile amante di femmine divine.
Non a caso si dice che i maschi vengono da Marte e le femmine da Venere.
Insieme, Venere e Marte, insieme, sono gli Dei della primavera la cui reciproca irresistibile attrazione rappresenta quella forza priva di calcolo che fa sbocciare le gemme, che fa attrarre l'ape verso il fiore, che riempie l'aria di amore, di passione e di bellezza.


L'ARCHETIPO ARES: IL DANZATORE E L'AMANTE

Ares

Nell'oroscopo maschile e femminile abbiamo visto come Marte rappresenti l'energia maschile che abbiamo a disposizione.
Ma in particolare nel tema femminile, il simbolo di Marte (insieme al sole) ha a che fare con l'animus, la nostra immagine inconscia di virilità e mascolinità.
In parole povere Ares ci dice qual'è il maschio che ci piace sessualmente (un'immagine interna che non necessariamente collima con il sole, e allora sono cavolii...!)

Come archetipo in sé stesso, slegato dai segni zodiacali, Ares-Marte rappresenta il maschio potente fisicamente e sessualmente, muscoloso e coraggioso, in contatto con i suoi istinti, sano come un pesce e un po' selvaggio.
Insomma l'amante ideale, tutto prestanza fisica e poche menate mentali.
Non è un uomo da sposare, troppo imprevedibile e attaccabrighe, Ares è il sogno erotico di tutte le donne che desiderino essere rapite da un uomo focoso e intenso, dal bel corpo tonico, capace di suscitare emozioni, per un'avventura appassionata in un luogo possibilmente selvaggio.
Un Ares moderno potrebbe essere uno sportivo, un motociclista, o anche un esperto danzatore, infatti nelle culture tribali i guerrieri erano anche danzatori e prima di entrare in battaglia danzavano fino alla trance, con pochi vestiti indosso e i muscoli in bella vista.
In tutti i casi Ares è il simbolo di un uomo che vive sul piano fisico più che mentale, dove emozioni e corpo agiscono all'unisono.
Per questo è un dio rinnegato sia dalla cultura greca che dalla civiltà odierna, iper-razionale e controllante, dove gli istinti fanno paura e si privilegia la mente.

L'uomo di successo preferisce coltivare Apollo, molto più socialmente adeguato, che Ares.
E così gli istinti vengono rimossi e soffocati, e con essi anche le emozioni e i sentimenti.
Per compensazione qualcuno si butta in un'ipervirilizzazione a base di culturismo, muscoloni, e prestazioni fisiche e sessuali da extra-terrestre. Ma questo non è Ares, è solo un tentativo goffo e un po' ridicolo di sentirsi virili, che ha le sue radici nel narcisismo.

L'archetipo Ares è davvero presente ogni volta che l'uomo sente le emozioni di quando era ragazzo, quando era in contatto con la sua natura spontanea e la esprimeva con tutto il suo corpo, che reagiva immediatamente agli stimoli.

Ares è colui che danza al suono dei tamburi, che ama con trasporto, preferisce la moto al suv, sta all'aria aperta e non si vergogna a correre a piedi nudi nei prati o a urlare a squarciagola, esprime le sue emozioni, anche la rabbia e la paura e si lascia sporcare dalla terra e dal sudore, pur di non farsi intrappolare dentro una giacca e una cravatta.
Ares è la spontaneità, l'assenza di premeditazione, il seguire il proprio istinto, andare dove porta il cuore, tutto il contrario della razionalità.

Ares in pratica è un simbolo maschile che incarna un'energia assolutamente femminile: l'istinto libero da costrizioni.
Infatti Ares, in uno dei miti che lo raccontano, è figlio della sola sua madre.

Testo e ricerca di Manuela Caregnato ( www.ilcerchiodellaluna.it)

martedì 16 ottobre 2012

NULLA E' COME APPARE


"Sono come una stanza dagli innumerevoli specchi fantastici
che distorcono in riflessi falsi un'unica anteriore realtà
che non è in nessuno ed è in tutti".
Fernando Pessoa

Nulla è come appare. Noi non siamo in grado di vedere niente così com'è, tutto viene filtrato dallo specchio deformante della nostra coscienza. Tutto ciò che vediamo è il riflesso della nostra coscienza. È molto importante comprendere questo concetto. Il mondo che vediamo è sempre e solo una proiezione della nostra coscienza.

Chiediamoci, dunque, quali siano i contenuti della nostra coscienza. Se il mondo che vedo è un mondo di pace e di armonia, allora il contenuto della mia coscienza sarà pace ed armonia, ma se il mondo che vedo è violenza e dolore, significa che questi ultimi saranno i miei contenuti.

Esiste naturalmente anche una coscienza collettiva, un grande specchio formato dai piccoli specchi delle coscienze individuali, e anche questo specchio proietta la propria immagine, ma questa immagine contiene anche la nostra proiezione, e ogni nostro cambiamento di coscienza ha effetto sull'intero specchio della coscienza umana. Qualunque cambiamento di coscienza del singolo individuo determina un cambiamento di coscienza collettiva: non esiste separazione.

Come posso dunque far sì che il mondo che vedo mi appaia migliore di quello che mi appare in questo momento? Come posso far sì che il mio specchio proietti amore, gioia e gratitudine verso tutto e verso tutti, senza eccezioni?

Un metodo c'è ed è quello di sospendere il giudizio, tenendo conto che il nostro specchio proietta tanta più sofferenza quanto più giudichiamo. Il giudizio è alla base della sofferenza.

Ogni etichetta che noi poniamo su una persona o su un evento, di qualunque tipo essa sia, deforma ulteriormente lo specchio della nostra coscienza. Tutto è perfetto così com'è: il Creato è perfetto, è stato creato perfetto. E' la nostra percezione ad essere imperfetta, ed è la nostra percezione che non riesce a cogliere questa perfezione del Creato.

Come possono essere perfetti i problemi economici o quelli di lavoro, come possono essere perfetti i problemi affettivi, la malattia o la morte di una persona cara? La perfezione è invisibile ai nostri occhi umani. Questo frammento di esistenza che stiamo sperimentando non è altro che un battito di ciglia della nostra anima che vive al di là del tempo e dello spazio. La perfezione va compresa in un quadro più ampio, per ora inaccessibile alla nostra comprensione razionale.

Lavorando sulla sospensione del giudizio, sullo smettere di etichettare, di classificare, di chiudere fatti e persone dentro angusti cassetti, la nostra coscienza potrà finalmente fluire nella perfezione del Tutto, e noi potremo entrare nella profondità di noi stessi e ritrovare questa sensazione di perfezione che ci appartiene da sempre.

Smettiamo dunque di giudicare gli eventi esterni, e smettiamo anche di giudicare noi stessi e le altre persone, avendo fiducia nell'intrinseca perfezione del Creato. Ricordiamoci che ogni giudizio che emettiamo nega questa perfezione.

Se sospenderemo il giudizio, senza volere che le cose siano diverse da come sono, senza pretendere che le persone si comportino in modo diverso da come si comportano, senza considerare noi stessi sbagliati, inadeguati o incompleti, allora potremo finalmente fluire in questa perfezione ed essere veramente felici.

Ricordiamo che è lo specchio deformante della nostra percezione a rendere la realtà che vediamo una sgradevole caricatura, non la Realtà in se stessa!

Convinzioni Correlate

Convinzioni e sentimenti depotenzianti:

Il mondo va alla rovescia
Io sono sbagliato
Le persone sono sbagliate
Niente va come dovrebbe
Nulla ha senso

Convinzioni e sentimenti potenzianti:

Esiste solo Amore e Perfezione (tutto il resto è solo errata percezione)
Il Creato è Amore e Perfezione così com'è
Io sono Amore e sono Perfetto così come sono
Le persone sono Amore e sono Perfette così come sono
Tutto ciò che esiste è Amore ed è Perfetto così com'è

 Gabriella d'Albertas (www.convinzioni.it)

venerdì 12 ottobre 2012

L'EQUILIBRIO DEGLI OPPOSTI E' LA VIRTU' DEI SAGGI



L’ombra, ossia la nostra parte peggiore, come ci ha insegnato il grande psicologo Carl Gustav Jung, non deve essere “rimossa altrimenti la nostra vita diventa totalmente squilibrata e priva di gioia, ma deve essere integrata nella personalità perché, come accade nella corrente elettrica, è proprio la parte negativa che consente l’estrinsecazione di quella positiva. Ciò significa che gli opposti devono essere entrambi presenti ed in perfetto equilibrio tra di loro, altrimenti viene inficiata  la funzionalità dell’intera personalità, dell’intero sistema! 
Per raggiungere l’illuminazione è sbagliato isolarsi in un eremo e patire la fame e la sete perché l’abitudine alle privazioni e agli stenti porterebbe inevitabilmente a prediligere la sofferenza e a rinnegare le cose belle della vita! La vita è dualità a tutto spiano: persino i neonati passano dal pianto al riso e dal dolore alla gioia. Da che mondo è mondo, l’umanità si è sempre dibattuta tra il bene ed il male. Per fare trionfare il bene non si deve “rimuovere” il male!
   L’EQUILIBRIO DEGLI OPPOSTI E’ LA VIRTU’ DEI SAGGI
Ogni cosa ha sempre due facce, ovvero vantaggi e svantaggi, qualità positive e negative. E le caratteristiche negative si manifestano quando diventano esagerate.  La stessa natura, quando esagera e si scatena superando certi limiti, semina distruzione e morte; e l’organismo umano, che è la massima espressione della perfezione della natura, si ammala e muore prematuramente quando si sballa troppo!
Una corda di violino per emettere le sue note melodiose deve essere tesa al punto giusto, ma se viene tesa troppo si spezza! Il nostro piatto prelibato finisce per disgustare quando ci abbuffiamo! Lo zucchero si scioglie fino ad un certo punto nell’acqua, poi va a fondo…. Questo principio è universale e si applica anche ai valori morali.Qualunque virtù si trasforma in vizio e in difetto quando diventa eccessiva.
La prudenza, per esempio, è una delle quattro virtù teologali e indica equilibrio nell’agire e nel parlare per non esporsi a inutili rischi. Ma se una persona esagera in fatto di prudenza trasfoma la sua virtù in difetto, come nel caso dell’automobilista che va troppo piano sull’autostrada perché intralcia il traffico e diventa pericoloso quanto quello imprudente e spericolato.   
La flessibilità è una virtù meravigliosa perché ci consente di metterci nei panni degli altri ed ascoltarli con la dovuta attenzione generando empatia ed amicizia, ma un individuo esageratamente flessibile vede intorno a sé soltanto rigidità e chiusura, e non si rende conto che è lui in difetto perché è accomodante e arrendevole anche quando la situazione richiederebbe inflessibilità e rigore. Pertanto chi è eccessivamente flessibile è ossessionato dalla sua qualità rimossa: la rigidità! Viceversa, chi è eccessivamente rigido, è ossessionato dalla mancanza di flessibilità! Ovviamente è sempre una questione di grado.
Una persona esageratamente altruista crede di essere molto virtuosa, ma spesso si sente angosciata perché tutti approfittano della sua disponibilità. Non riesce a capire che è lei a mettersi in questa situazione in quanto, avendo rimosso il suo sano egoismo, non sa dire no. Pertanto colui che è eccessivamente altruista è ossessionato dalla sua qualità rimossa: l’egoismo! Viceversa, chi è esageratamente egoista è ossessionato dalla sua mancanza di altruismo perché è disprezzato da tutti!
Una donna o un uomo esageratamente innamorata(o) vive con la paura di essere abbandonata(o) perché ha rimosso il suo sano distacco, ossia è talmente attaccata al partner da non poter essere ricambiata(o) allo stesso modo, e perciò soffre le pene dell’inferno. Pertanto una persona eccessivamente innamorata è ossessionata dalla sua qualità rimossa, il sano distacco, la cui mancanza provoca la gelosia e la paura di perdere il partner! Invece, chi è totalmente disamorato, ovvero totalmente distaccato, è ossessionato dalla sua incapacità di amare, dalla totale mancanza di attaccamento.  
Tra l’altro, il vero amore è desiderare la felicità del partner e non il bisogno struggente di stare insieme a lui(lei), il non poter fare a meno di lui o di lei: questo desiderio è soltanto attaccamento, e proprio per tale motivo l’amore è causa di sofferenza.
Una persona esageratamente pulita vede lo sporco dappertutto, e impedisce ai familiari persino di entrare nel bagno “altrimenti si sporca”, e credendosi virtuosissima, sta sempre a pulire e a lustrare ogni angolo della casa finendo per sentirsi stanca e arrabbiata! Pertanto chi è esageratamente attaccato(a) alla pulizia (ossia fissato), è ossessionato(a) dalla sporcizia e litiga continuamente con i suoi conviventi; viceversa chi è eccessivamente sporco è ossessionato dalla pulizia perché viene criticato da tutti!
Le stesse intolleranze alimentari, che causano un calo energetico, sono dovute all’abuso di uno stesso alimento, anche se si tratta del riso integrale che viene considerato dai nutrizionisti uno degli alimenti più sani. Bere troppa acqua è dannoso come berne poca.
Chi è eccessivamente povero è ossessionato dalla cronica mancanza di soldi causata dalla rimozione della ricchezza, ma disprezzando i ricchi resta sempre più povero! Invece chi è eccessivamente ricco è ossessionato dalla sua qualità rimossa che è la povertà, e avendo orrore per la condizione dei poveri, diventa sempre più ricco.
Coloro che fanno ridere tanto e che danno l’impressione di essere molto felici, in realtà sono ossessionati dalla tristezza quando sono soli: la tristezza è la loro polarità rimossa. Tanti bravissimi comici e imitatori, purtroppo non hanno raggiunto la vecchiaia!
Una polarità viene rimossa in maniera totale o parziale in conseguenza di credenze limitanti sviluppate precocemente. Una credenza limitante si può ritenere sinonimo di blocco emotivo, di schema mentale rigido e di programma inconscio auto sabotante. La rimozione di uno dei due poli causa pensieri contraddittori, anacronistici e ossessivi, ovvero conflitti interiori!
Ogni cosa, dunque, ha sempre qualità positive e negative, e quelle negative si manifestano quando sono esagerate, perché in tal caso si rimuove il polo opposto e ci si allontana dall’equilibrio e dal giusto mezzo. L’equilibrio degli opposti è il sale della vita!
Non solo; le qualità negative sono quasi sempre nascoste o ignote e si manifestano solo dopo un certo tempo. Ogni nuova scoperta manifesta la sua faccia nascosta solo in un secondo momento: è il caso dell’energia nucleare. Al momento della scoperta, e in generale all’inizio di un evento, si conoscono soltanto le buone intenzioni. Anche le leggi approvate dal parlamento si rivelano inadeguate solo dopo la loro applicazione. Ma le qualità negative sono dovute sempre agli eccessi, ovvero al cattivo uso, come nel caso della bomba atomica. Anche quando si comincia a fumare, a bere alcool, a far uso di droghe e a giocare d’azzardo, non si pensa minimamente ai guai che verranno dopo!
Persino il morale alto, lo stato di forma e lo stato di grazia hanno vantaggi e svantaggi! Ed infatti, per raggiungere e/o conservare lo stato di grazia o di forma occorre sottoporsi ad allenamenti costanti e a tanti sacrifici e rinunce! Niente è permanente e ciò che credevamo fosse il nostro traguardo è soltanto una delle tante tappe. Insomma, più sai e più ti accorgi di non sapere!
Il destino cambia di giorno in giorno in funzione delle nostre scelte, e noi abbiamo sempre l’ultima parola, purché non dipendiamo dagli altri. I nostri errori e le nostre angosce sono causati dalla nostra ignoranza e dalla nostra inesperienza.
Per rimanere in auge ci vuole ancora più impegno che per arrivarci; ugualmente, ci vogliono più fondi per la manutenzione che per la costruzione di una nuova opera, e per tali motivi tante infrastrutture versano in brutto stato.
Ogni cosa si desidera fino a quando non ce l’abbiamo e soprattutto quando la perdiamo, ma una volta realizzato il desiderio esso viene immediatamente soppiantato da uno nuovo. Ciò accade perché la condizione umana è data dall’alternanza tra desiderio e appagamento, tra dolore e gioia, tra fame e sazietà, e se smettessimo di impegnarci continueremmo ad avere fame senza poterci neanche sfamare. Anche quando siamo all’apice del successo e tutti ci invidiano, se non continuiamo ad impegnarci a fondo rischiamo di fare il capitombolo!
Il fatto che compaia subito un nuovo desiderio quando quello precedente è stato realizzato rappresenta una vera fortuna. Ed infatti, in assenza di desideri viene a mancare la tensione psichico-muscolare e si cade nell’inedia e nella depressione! I desideri sono la molla della vita, il principale stimolo (tensione) ad agire. Gli obbiettivi e gli intenti nascono nella mente conscia quali surrogati dei bisogni fisici che invece nascono nella mente inconscia, nel corpo. I desideri (che spesso sono soltanto capricci) sono invece a metà strada tra mente conscia e mente inconscia. Si dice che chi si accontenta gode…. fino a quando non crolla per l’invidia!
Siccome ogni nuovo desiderio è sempre più importante e più impegnativo di quello appena realizzato, siamo costretti a sforzi sempre maggiori. E così si spiega perché il ricco diventa sempre più ricco e il piccolo albergatore, per esempio, crea gradualmente una interminabile catena di alberghi.
Più si sale nella scala professionale, sociale e gerarchica e più aumentano le soddisfazioni, ma anche le responsabilità, gli impegni, le rinunce e i bocconi amari! Ribadisco: ogni cosa ha sempre vantaggi e svantaggi. Perciò, per raggiungere l’equilibrio e la saggezza dobbiamo abituarci a scoprire il lato positivo delle cose che ci danno fastidio e  il lato negativo delle cose che ci piacciono tanto!
Le crisi sono molto temute perché ci buttano a terra, ci fanno sentire una nullità, ma allo stesso tempo ci fortificano nel carattere e ci fanno crescere. Un ostacolo deve essere considerato a priori una opportunità per elevarci, rappresenta la rincorsa per spiccare il salto. Senza ostacoli non c’è crescita.
E perciò siamo costretti a correre in continuazione, e sempre più velocemente, sempre più stressantemente, altrimenti si imbocca la discesa e si rischia di andare a picco! Per non cadere in basso e restare in cima, in modo da sfuggire alla legge dell’alternanza, il nostro impegno deve crescere continuamente d’intensità. Anche un maestoso palazzo necessità con il passare del tempo di manutenzioni sempre più frequenti, più massicce e più costose per evitare che cada in pezzi; e ugualmente una vecchia automobile.
Quanto al nostro corpo, non appena smettiamo di fare allenamento, di eseguire esercizi, di correre e sudare, cominciamo ad ammalarci e ad invecchiare più velocemente!
Ma allora, cosa bisognerebbe fare per evitare di cadere nel decadimento morale, nella depressione che è la conseguenza naturale dell’inedia e della resa, o nel decadimento fisico e nelle malattie? Cosa bisognerebbe fare per conservare la serenità, la salute e la prosperità?
Per non cadere nella decadenza fisica e/o morale e restare il più a lungo possibile sulla cresta dell’onda dobbiamo evitare come la peste l’impegno estenuante ed esagerato: dobbiamo stare attenti agli eccessi!
Dobbiamo impegnarci a fondo nelle nostre attività, ma sempre con il dovuto distacco, ossia senza attaccarci morbosamente ai risultati, in modo da evitare di sforzarci oltre misura trascurando altri compiti e soprattutto la salute  e il recupero delle forze!
Dobbiamo capire quando è il momento di smettere l’allenamento, l’impegno e la fatica perché l’eccesso ci rovina e ci accorcia la vita! Ogni eccesso è dannoso e prima o poi si paga!Noi ci sentiamo stanchi non solo quando lavoriamo troppo, ma anche quando ci muoviamo poco!
Occorre comprendere quando si deve passare dal lavoro mentale a quello fisico, o viceversa, in modo da equilibrarci e rilassarci; e bisogna anche capire quando è il caso di non fare assolutamente  nulla e goderci una meritata vacanza!
Dobbiamo essere grati di stare tra i primi o nella media grazie al nostro impegno serio, costante e misurato, ma evitare di voler essere per forza il primo della classe perché già essere tra i migliori è logorante. Essere troppo potenti o restare a lungo il leader assoluto è oltremodo stressante e rischioso per la salute perché i nemici diventano sempre più sfrontati. Anche l’atleta che vuole vincere per forza, che vuole essere campione a tutti i costi, rischia di barare, di doparsi, di drogarsi e di fare una fine  ingloriosa distruggendo la propria stessa vita! E’ successo tante volte!
Bisogna capire che la condizione umana è soggetta alla legge dell’alternanza, ossia agli alti e bassi, e farsene una ragione! Insomma è normale salire, ma anche scendere… Il segreto è accettare di scendere al momento propizio, per non soccombere, mettendosi volontariamente da parte, perchè poi si risalirà di nuovo e ancora più in alto! E’ il caso di tante personalità ascese alle massime cariche dello Stato.
L’accettazione della realtà e di se stessi libera dal dolore, dalla paura e dagli errori e spinge a rimboccarsi le maniche e ad affrontare il cambiamento. I problemi persistono soltanto quando si fa resistenza. Così è per tutti.
Bisogna evitare di voler essere per forza “prime donne” perché si cade nell’invidia, nella malevolenza e nelle esagerazioni diventando vittime o/e carnefici. E augurando il male al nostro avversario, non facciamo altro che attrarlo su noi stessi. Dobbiamo invece rallegrarci dei successi altrui, di chi fa meglio di noi, di chi si è impegnato più di noi, e dobbiamo augurargli ancora più trionfi, più felicità e più ricchezza! In tal modo sfuggiamo ai morsi dell’invidia e attiriamo la fortuna anche su noi stessi! Infatti la nostra mente inconscia crea sempre ciò a cui pensiamo più spesso, per cui se auguriamo il male al prossimo, lo auguriamo anche a noi stessi proprio perché l’inconscio si auto programma per il male.
Ed anche per questo motivo è importantissimo avere un atteggiamento di gratitudine verso la vita e coltivare l’equanimità, in modo da evitare il pensiero dualistico che ci fa giudicare le persone e classificarle in amiche e nemiche, simpatiche e antipatiche, buone e cattive. In realtà una persona è giusta e normale proprio quando sa essere allo stesso tempo buona e cattiva perché il nostro comportamento dipende dal contesto: siamo in grado di difendere noi stessi e le nostre cose dalle pretese altrui soltanto se non abbiamo rimosso l’attaccamento, l’aggressività, la grinta e la cattiveria!
La qualità della nostra vita dipende dalla qualità dei nostri pensieri. Per restare sereni, godere di buona salute e vivere nella prosperità è necessario non prendere la vita troppo sul serio, ridendo magari delle nostre stesse debolezze e non disperarci per i temporanei fallimenti; e felicitandoci sinceramente per le fortune altrui, creiamo le condizioni propizie che ci stimolano a rimboccarci le maniche e a promuovere  la nostra realizzazione.
I pensieri creano la nostra realtà perché diventano una credenza che programma il nostro inconscio sia nel bene e nel male, per cui se pensiamo di essere audaci lo saremo per tutta la vita e ugualmente se pensiamo di essere timidi. Ed ancora, se pensiamo di essere sfortunati lo saremo per tutta la vita e ugualmente se pensiamo di essere fortunati.
Ciò che pensiamo di essere noi lo comunichiamo inconsapevolmente agli altri e gli altri altrettanto inconsapevolmente lo percepiscono adeguandosi nei loro comportamenti verso di noi. Pertanto, se comunichiamo sentimenti di cordialità e di fiducia, le persone che incontriamo ci rimanderanno un feedback fatto di sorrisi e di stima; al contrario se comunichiamo arroganza e aggressività gli altri saranno immancabilmente ostili nei nostri riguardi: in questi casi si realizza una profezia autoavverante!
La qualità della nostra vita dipende anche dal nostro vocabolario abituale, ossia dalle parole che utilizziamo più spesso! Se durante il giorno prevalgono parole tossiche, siamo inesorabilmente spacciati! Se invece prevalgono parole sane siamo messi sicuramente bene. Ed il motivo è presto detto. Il cervello lavora per immagini, il che significa che ogni parola pensata, pronunciata, ascoltata o letta corrisponde sempre ad un’immagine mentale associata ad una specifica emozione; e l’emozione a sua volta raggiunge l’inconscio a nostra insaputa, proprio come le cose che mangiamo vanno da sole nello stomaco!
Più è forte l’emozione e più si diventa inconsci, irrazionali ed esagitati: per esempio i fan che vanno in delirio durante il concerto di una star! E sono inconscienti i manifestanti incuranti dei manganelli della polizia, le persone in collera e quelle colpite da attacco di panico e da raptus omicida!
Parole come guai, sfortuna, debiti, infelicità, droga, alcool, bisca, ozio, tristezza, dolore, ecc. vanno ripetute il meno possibile, altrimenti l’inconscio, a nostra insaputa, le riproduce come se fossero erbacce rovinandoci l’esistenza. Non bisogna avere neanche per scherzo tra le proprie espressioni abituali l’interiezione “Quanti guai!” perché ne arrivano davvero tanti! Parlo per esperienza. E’ sicuramente meglio esclamare: “Quante cose belle”! Lamentele, recriminazioni, pessimismo, critiche malevoli, offese, parolacce e pettegolezzi si riproducono e diventano inarrestabili.
Cosa fare, dunque, per non incappare nei conflitti interiori? Per acquisire saggezza, non solo, ma anche serenità, salute e prosperità è sufficiente stare attenti agli eccessi perché, come abbiamo visto, ogni cosa ha sempre vantaggi e svantaggi, nonché pregi e difetti, e quando si eccede scompaiono i pregi e compaiono i difetti. Evitando gli eccessi sfuggiamo alla  dualità che è la causa della sofferenza e di tutti i mali dell’umanità, ossia riusciamo ad evitare le rimozioni che causano lo squilibrio della personalità e i pensieri contraddittori!
Dobbiamo convincerci che come per la corrente elettrica, è proprio il polo negativo che valorizza il polo positivo rendendo funzionale il sistema. Dunque, se si rimuove il polo opposto la vita diventa impossibile! Come dicevo in premessa, la nostra ombra, ossia la parte peggiore della nostra personalità, non deve essere repressa o rimossa, ma deve essere integrata perché è proprio dal male che si genera il bene, così come il bene degenera in male perché qualunque cosa alla fine si guasta, e noi possiamo intervenire soltanto fino ad un certo punto e solo se siamo altamente coscienti.
Ma siccome l’umanità non è mai allo stesso livello di coscienza e di evoluzione nei vari Paesi della Terra, ed anzi la consapevolezza varia finanche da un individuo all’altro, da noi al nostro partner e al nostro vicino, ecco che le guerre, le lotte e le incomprensioni diventano inevitabili proprio come i terremoti e gli uragani! Insomma c’è un’alternanza continua e preordinata tra il bene ed il male.

Dobbiamo renderci conto che anche i nostri genitori, il nostro partner, i nostri figli, i fratelli e le sorelle, il nostro superiore e i nostri amici e i conoscenti hanno sempre sia pregi che difetti! E pertanto, se non impariamo ad accettarli così come sono, se non li apprezziamo ed amiamo nonostante i loro difetti, se ci soffermiamo “troppo” o “soltanto” sui difetti, per esempio sul loro egoismo o sulla loro aggressività,  rischiamo di non vedere più i loro pregi e dimentichiamo quanto siano preziosi, indispensabili e cari! 
E perciò per andare d’accordo con tutti dobbiamo concentrarci soprattutto sui loro pregi e sorvolare (per quanto è possibile) sui loro difetti, altrimenti perdiamo tutto e la nostra vita diventa un obbrobrio! 
Autore dello scritto
Pasquale Foglia ( www.piuchepuoi.it)